Lampedusa, il mar d’Africa ….solo andata
29 Marzo 2019Nel cuore del mediterraneo, si trova una perla, la più grande dell’arcipelago delle Pelagie.
Mpidusa, luogo di sosta dei fenici, greci, romani e arabi ognuno di loro lasciò la propria impronta sull’isola.
Qui ti accolgono le sue spiagge bianche, i fondali ricchi di fauna tra i più belli e diversificati di tutto il mediterraneo, le cui foto hanno fatto il giro del mondo, e i suoi abitanti, la cui accoglienza è rinomata, dove la tua anima non ha bisogno di apparire, ma di essere e di essere nel pieno dei propri sensi assaporando odori e sapori che solo in questo posto puoi trovare.
oggi ho deciso di fare qualche domanda a chi come tanti qui sull’isola ne ha curato l’accoglienza dei suoi visitatori, in modo da poter rendere il loro soggiorno indimenticabile.
Il signor Tonino Costanza, titolare de “il mar d’Africa” un complesso di dammusi immersi nel verde.
- Ciao Tonino, come sei arrivato ad occuparti di accoglienza in un posto così speciale, qual è Lampedusa? Dovessi raccontarti tutta la storia di come sono arrivato qua…..
- E proprio quella voglio che tu ci racconti. Devi sapere che il popolo dei lampedusani era un popolo di naviganti e pescatori, che stavano 8 mesi l’anno in mare e 4 a casa, si andava a pescare in Senegal e altri posti, insomma lontano da casa, si cominciava a lavorare il pesce gia all’età di 7/8 anni. Solo negli anni 80 si cominciò a sviluppare il turismo, fatalità volle che Gheddafi nell’Aprile del 1986 lanciò verso Lampedusa due missili, che come sappiamo, non riuscirono a colpirla, ma questa storia la potete leggere dai giornali o dai libri di storia. quell’anno passata la paura, si ebbe un boom turistico perché le cronache portarono l’isola alla ribalta della cronaca e molti che manco sapevano la sua esistenza, hanno deciso di venire a trovarci, e li ci siamo rimboccati le maniche per accogliere i turisti, il nostro era un turismo fatto in casa, era un modo di avere un reddito a parte la pesca, esistevano solo un paio di alberghi, nulla più.
- Ma il nome Mar D’Africa, da dove arriva e perché?
Il nome Mar D’Africa era il nome di una testata giornalistica mensile che fece un dossier sulle isole Pelagie ed in particolare su Lampedusa e Linosa, descrivendo tutte le strutture ricettive dalle più grandi alle più piccole, passando davanti ad una di queste mie casette rustiche e semplici di pescatore, si innamorarono del posto facendo tante foto e
andarono in prima pagina, da lì il nome. - Com’è cambiato il rapporto tra voi e il turista, vista la crisi? Purtroppo con la nascita di tante strutture, a volte l’offerta supera la domanda, il turista è diventato esigente e si cerca sempre di accontentare i gusti dell’ospite.
- La crisi qua sull’isola non si sente? Diciamo che la crisi da noi si sente poco, vuoi o non vuoi a fine anno tirate le somme il pane a casa si riesce a portare.
- le istituzioni non vi aiutano?
Potrebbero fare molto per l’isola, come dare delle regole, occuparsi di più di chi abita l’isola, per noi la salute ha un prezzo carissimo, non ci sono ospedali e il trasporto costa tantissimo. - Quindi la domanda se Lampedusa è fruibile, mi pare che la risposta sia no?
Dipende da parte di chi? d’estate si intensificano i voli diretti da ogni parte d’Italia, ma se vuoi venire in macchina devi per forza partire da Porto Empedocle e non ci deve essere maltempo. - Cosa cambieresti di Lampedusa?
Vorrei che cambiasse qualcosa nelle istituzioni, darci un piano regolatore, in modo che la gente sappia quello che può fare e cosa no, a Lampedusa c’è il vincolo paesaggistico. - Quante persone ti aiutano nel tuo lavoro? Il Mar d’Africa è assolutamente a conduzione familiare.
- La più grande soddisfazione legata alla tua attività. Essermi fatto da solo con i sacrifici, per poter rimanere a Lampedusa e non scappare quando offriva poco, diciamo che ci ho visto lungo.
Grazie di avermi dedicato il tuo tempo.
Ketty Zambuto
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