Indagini sul WiFi in hotel, ecco cosa fare!
29 Agosto 2019Sembrerebbe un paradosso per l’Italia, ma la legge in termini di offerta del servizio WiFi al pubblico è molto chiara e non dà alibi ad interpretazioni.
Senza troppo citare articoli di legge che possono essere reperibili in rete in pochissimi click, andiamo presto al punto della questione, specie se la struttura alberghiera si trova nelle condizioni di aver ricevuto la visita degli organi preposti ad indagini, solitamente Polizia Postale.
Nel corso degli ultimi anni, pur di far fronte a recensioni top riguardante il servizio wifi da offrire all’ospite, molte strutture alberghiere si sono date al fai-da-te o supportate da elettricisti che ovviamente ignorano ogni tipo di normativa vigente.
Solitamente con qualche dispositivo (access point) messo nei piani e una password per ognuna di essi, il gioco sembrerebbe fatto: grande risparmio e massima resa.
Nell’ambito del risparmio non vi è dubbio che sia così, sulla resa le problematiche sono molteplici. Infatti i dispositivi così come sono non saranno in grado di ripartire la linea adsl disponibile su base numero connessioni ospite.
Per farla ancor più breve, il primo che si connette e si trova più vicino al modem adsl che fornisce la banda, se la prende tutta lasciando senza byte disponibili tutti gli altri.
L’esempio classico è dell’ospite che in reception si guarda un video su YouTube mentre gli altri ai piani navigano con una lentezza estrema.
La classica recensione che tutti si trovano poi nel feed di booking: “WiFi lenta”!
Tornando alla normativa, si ignora invece quelle che sono le delicatissime regole sull’informativa privacy e tenuta dati entratE in vigore nel 2018 (GDPR).
Con un sistema “fai-da-te” sarà impossibile garantire la giusta privacy e trattare i dati; nel caso di indagini questo potrebbe risultare sinonimo di pesanti sanzioni.
L’ISP (Telecom, Wind, Fastweb etc..), nel contratto che sottoscrive con la struttura ricettiva, non si rende responsabile dell’uso fatto della stessa e pertanto chi mette a disposizione di terzi la connessione a internet intestata a sé o alla propria azienda è responsabile delle attività illecite commesse tramite la stessa.
A questo punto l’unica possibilità che si ha è quella di dimostrare l’estraneità ai fatti fornendo agli inquirenti tutte le informazioni raccolte.
Ma come funziona una indagine?
La comunicazione arriva solitamente tramite PEC:
Tutto parte dalle denunce che uno o più persone fanno verso gli organi preposti, tra le più classiche quelle su: scommesse on-line con furti/cloni di carta di credito, prenotazione voli, spese folli on-line, ricettazione e riciclaggio.
E’ decisamente più difficile infatti essere rintracciati con una rete free offerta da un hotel che da casa propria.
Una indagine dura anni, gli investigatori rincorrono per indirizzi IP e server i truffatori e tracciando le loro mosse, ecco spiegato il motivo per il quale si può incorrere addirittura in una imputazione per “intralcio alle indagini” (Art. 377 codice penale).
Un aspetto poi fondamentale è la segretezza della stessa: la struttura alberghiera se assistita da un servizio professionale come ad esempio TeraWiFi, che comunica ogni installazione al Ministero dello Sviluppo Economico, non verrà (quasi) mai interessata in quanto per recuperare tali informazioni verrà interrogata Teracom srl e cioè l’azienda che ha collaudato l’impianto sia in forma tecnica che di recupero, tracciamento dati e GDPR (azienda iscritta albo WISP Italia).
Nel caso in cui la tua azienda non fosse assistita e l’autorità si concentrasse sulla tua attività le strade fondamentalmente sono 2:
1- Richiedere al tuo ISP (fornitore della linea adsl: Fastweb, Tim, vari.. ) una sorta di storico, che non sono tenuti a fornire, delle richieste che il modem ha inviato verso i server nelle date/orari interessati alle indagini.
2- Rivolgerti al più presto ad un avvocato che si occupa di “diritto di internet e ICT” che cercherà di tutelarti sia in ambito civile, che nel peggiore dei casi, penale.
Negli ultimi anni i reati comuni sono diminuiti, mentre i reati a livello informatico, grazie allo sfruttamento di reti non adeguatamente protette, sono aumentati in maniera esponenziale. Tutelare quindi la propria persona/attività è decisamente una saggia scelta.
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